Parole a vanvera

Parole a vanvera

Nota metodologica.
Di seguito un elenco di parole da usare con consapevolezza, o di cui non abusare o da non usare del tutto nella presentazione dei progetti culturali. I termini non sono da bandire in assoluto, ma da evitare quando sono unicamente dei riempitivi, dei passe-partout, delle scorciatoie o delle soluzioni veloci dietro cui non c’è unelaborazione o un riferimento concreto e preciso.

Le parole da non usare in un progetto culturale

Norman Rockwell, School Teacher

Ad hoc: costruito/pensato/realizzato/studiato; un progetto serio non può utilizzare nulla di prêt-à-porter perché nasce da un contesto (vd) specifico.

Analisi SWOT: da citare anche senza averla fatta.

App: è sempre ad hoc (vd); è necessariamente innovativa; per i più esperti è di nuova generazione.

Approccio: forzatamente imprenditoriale; minacciosamente analitico; obbligatoriamenteinnovativo; nel caso si tratti di a. Agile: è una metodologia vincente che non si applica solo per mancanza di tempo.

Barriere: sono sempre da superare; spesso bisogna prenderne coscienza.

Bisogni culturali: son sempre molteplici/complessi, vengono da lontano; per non apparire superficiali è meglio non definirli minuziosamente.

Centro: posizione in cui mettere i bisogni culturali (vd).

Commistione di linguaggi: unico metodo possibile; di solito si declina con artistici.

Complessità: elemento che va rispettato (nel pieno rispetto della c.); la domanda a cui il progetto tenta di dare una risposta.

Contaminazione: elemento indispensabile; può essere metodologica o linguistica (vedicommistione di linguaggi).

Contesto: usualmente è specifico; va studiato/analizzato; non può essere trascurato; in continua evoluzione; realisticamente frammentato.

Dal basso: l’unica possibile cultura/stimolo/organizzazione viene d.b. 

Eccellenza: va riconosciuta; si rafforza come fiore all’occhiello; la versione deteriore è quella al plurale.

Esigenza: una volta individuate, si cerca sempre di andarvi incontro.

Esperienza: riferita al proprio curriculum è sempre positiva.

Format: è indispensabile che sia esportabile; la sua costruzione è un/il risultato del progetto.

Identità: va rafforzata; è un punto di forza; non può fare a meno della contaminazione (vd).

Luoghi della cultura: talmente evidente da non doverne dare una definizione precisa, pena scadere nel dilettantismo; è di per sé evidente che vanno valorizzati.

Percorso interculturale: si abbina a processo (vedi); alchemicamente prende corpo.

Politiche culturali: sono sempre insufficienti/inadeguate/miopi; all’estero sono migliori e da copiare.

Presa di coscienza: se parliamo di progetto, è evidente che c’è già stata.

Processo: di solito si usa con innovativo.

Radicato: riferito al progetto e relativo a territorio/comunità/tradizione/identità (vd).

Realtà: la versione deteriore è al plurale.

Riflessione: è sempre stimolata dal progetto; si colloca all’inizio dell’ideazione; è di fatto necessaria.

Socio-culturale: si abbina a approccio | tessuto | analisi | bisogno.

Start up: il progetto vi darà vita; basta prevederla nel medio periodo e si risolve la questione della sostenibilità.

Strumenti: sono ovviamente specifici (ma raramente descritti in dettaglio).

Presentazione di progetto tipo
Il progetto, nato da unesperienza positiva e orientato alla valorizzazione dei luoghi della cultura, va incontro alle esigenze e ai bisogni socio culturali delle realtà locali, mettendo al centro del processo innovativo i bisogni della comunità per prenderne coscienza così da superare le barriere generate da politiche culturali spesso insufficienti. La necessaria riflessione, costruita su un approccio Agile e confortata da unattenta analisi SWOT, prende corpo in un percorso interculturale basato sulla contaminazione dei linguaggi artistici. Il risultato sarà la realizzazione di un format esportabile, che nel medio periodo verrà supportato da una start up appositamente costituita.

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